La storia del Minimo di Maunder, parte terza

Un’altra importante prova dimostrò la carenza di macchie solari durante quei settant’anni: le fluttuazioni del Carbonio 14 in atmosfera.

Il C14 è un isotopo radioattivo del Carbonio, e si forma in atmosfera quando i raggi cosmici interagiscono con le molecole del carbonio stesso.

Nei momenti di massimo solare, i venti solari spazzano lontano dall’atmosfera terrestre i raggi cosmici, per cui la quantità di C14 cala notevolmente.

Il contrario capita quando l’attività solare risulta molto bassa: si assiste ad un incremento di questo isotopo nell’aria.

I dati ricavati dall’analisi chimica degli anelli di crescita degli alberi, mostrano dei picchi solari di attività con crollo della quantità di C14 tra il 1100 ed il 1250 (il periodo del Grande Caldo Medievale), mentre un forte aumento della quantità di C14 si osservò tra il 1460 ed il 1550 (il cosiddetto Minimo di Sporer), e tra il 1645 ed il 1710, toccando un picco attorno al 1690, un anomalia così marcata che venne chiamata “De Vries Fluctuation”, dal nome dello scienziato Olandese che per primo la identificò.

Tale anomalia coincide esattamente con il Minimo di Maunder.

Queste oscillazioni di lunga durata dimostrano che l’attività solare, e quindi la quantità di energia che giunge sulla Terra dalla nostra Stella, non è costante, ma subisce variazioni su periodi ultradecennali e secolari, in grado di avere pesanti conseguenze sul clima del nostro Pianeta, che subisce riscaldamenti e raffreddamenti repentini.

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